Ritratto

I ritratti hanno un gran numero di funzioni, trasmettono un gran numero si condizioni status, potere, ricchezza , benessere… ed esprimono perlomeno un’intuizione della personalità e della psicologia.

Un autoritratto era un’indulgenza per i ricchi e i potenti. Oggi, con uno smartphone, hai già davanti a te una fotocamera pronta in un attimo, nulla all’interno del fotogramma viene registrato finché non decidi che il momento è giusto, per mostrare ciò che vuoi proiettare nel mondo.

Prima di fare un ritratto bisognerebbe privatamente decidere, come vogliamo apparire, che immagine di noi stessi stiamo proiettando, come verrà interpretata da chi la guarderà.
Prima che la fotocamera inizi a scattare ci domandiamo: quali difetti sta mostrando? Mostrerà la persona che voglio credere che io sia? Non c’è una sola formula per il ritratto di questi tempi il nostro profilo congelato deve cambiare a seconda dell’utilizzo o dobbiamo sempre dare un’immagine coerente di noi stessi.

Il ritratto resta l’immagine più difficile da realizzare, perché il cliente giustamente deve essere soddisfatto, ed è l’unico che veramente si conosce, il problema è che più le pose continuano, più costruiamo l’immagine che vogliamo dare di noi e la verità poco alla volta svanisce.

Ognuno di noi ha un’immagine si se stesso negli occhi e nella mente, un’immagine che raramente confermiamo visivamente, ma che tuttavia portiamo con noi per tutta la vita. Forse non ci troviamo necessariamente a nostro agio, ma ci è familiare. L’ironia è che mentre potresti non riconoscere la persona che appare nell’inquadratura, il più delle volte, le altre persone lo faranno.

L’arte della ritrattistica è l’arte della narrazione intrinseca non di un momento, non di un bene, ma di un quadro completo di te.